Mare di sogni nero come l'aquila reale che scavalcò la cenere
impazzita,
viole verdi soggiogate al Re dei gondolieri paonazzo dentro un fiume;
giorni stralunati affranti da rane abominevoli struccate,
verità distrutte in un rettile ingrigito dai ghiacciai.
Fortuna nel bosco e aghi di pino ingrato luminoso,
ombroso catrame di api turbate da arnie corpose,
giovani stelle trafitte dall'unghia di un falco capriccioso,
lurido sposo di venti deboli piegati sugli oceani.
E la morte gioconda dentro il tenue castello
degli aquiloni amanti del figlio dei gitani;
assurde parole confuse distratte paurose
e noci fastidiose nel grembo di una tigre.
E tu... ed io... e noi come cani randagi,
sul carro delle stelle spedito verso il sogno,
nell'orlo di un albero di tenere albicocche,
nell'orto delle oche squartate dalle foche.
E tu... ed io... e noi come bianche colombe,
sul monte dei sospiri delle gardenie adulte,
nel tuorlo di un uovo di cigno madreperla,
nei letto di un corvo dall'iride di melma.
Mare di sanguisughe come piume di tordo silenzioso,
arpa turchese di corde di omaso abomaso milza;
salici sterili occlusi da lacrime acquamarina,
canti in sordina di vecchi cocomeri intrisi di miele.
E tu... ed io... e noi dentro i fiori di seta,
come gialli ramarri dal collare di uva pigiata,
nel cuore di un angelo ornato di lindi usignoli,
nel rosso tramonto di rondini sazie di luna.
E tu... ed io... e noi dentro un'anima sola,
nel grande infinito dolcissimo tenero amore,
assurde parole confuse distratte paurose
e petali di rose a darci il profumo del cielo.
E la morte gioconda dentro il tenue castello.
[Antonio Rossi] |