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Ti lascio
il sole, non offuscarlo.
Ti lascio i bimbi del Ruanda; lo so che non puoi fare
nulla, ma spera che almeno per loro ci sia un Dio buono
ad accoglierli.
Ti lascio ancora qualche rinoceronte, un pò di elefanti,
qualche tigre, un pò di balene, qualche dugongo e pochi
altri animali: la foresta dei tuoi figli sarà più
silenziosa e rada.
Ti lascio i corrotti, condannali alla noia dello
strapotere.
Ti lascio Suor Teresa di Calcutta, le suorine dell'Ebola,
la Croce Rossa e la Caritas, Mèdecins sans Frontières,
il WWF, Jacques Cousteau e Greenpeace, l'Abbè Pierre ed
i tanti volontari che si cercano nella sofferenza altrui.
Ti lascio i malati di AIDS e gli anziani soli; se non
puoi fare null'altro, vai ogni tanto a prendere una delle
loro fragili mani e ponila nella tua, non stringere
forte, ma trasmettigli il virus del tuo Amore.
Ti lascio Akhetanon, Gesù Cristo, Maometto, Buddha, San
Paolo e Sant'Agostino senza però né chiese né moschee
né papi né cardinali né tiare, ma solo il loro
progetto iniziale e puro, ahimè rimasto utopico, se non
tradito, di armonia e di pace.
Ti lascio le Piramidi e Luxor, Babilonia, Persepoli ed il
Partenone, la Muraglia cinese, Angkor, Teotihuacan,
l'Alhambra di Granada, Isfahàn e Fez, Istanbul e San
Pietro, perché non dimentichi quanto è costata la
vanità umana ed allo stesso tempo di quali effimeri
quanto favolosi capolavori essa è capace.
Ti lascio Platone, Aristotele, Averroé, Avicenna, Ibn al
Arabi, i Darwishi, Descartes, Gibran e Jung.
Ti lascio il Botticelli, Leonardo, Michelangelo,
Velasquez, Delacroix, Chagall, Gauguin, Renoir, Picasso,
Dalì, Fidia, Rodin, Giacometti, Moore e Botero.
Ti lascio Omero, Virgilio, Dante, Petrarca, Ibn Battuta,
Marco Polo, Goethe, Shakespeare, André Gide, Pirandello,
Bertold Brecht, Montale, Françoise Sagan, Sartre, Paul
Bowls, Tahar Ben Jelloun, Najib Mahfuz e Rushdie, i canti
della libertà ed il grido dell'intolleranza.
Ti lascio il Bernini, le Corbousier e Pei.
Ti lascio Beethoven, Bach, Brahms e Wagner, la Callas,
Monserrat Caballé, Pavarotti, Placido Domingo e José
Carreras, Jean Michel Jarre e Sakamoto, i Beatles, Bob
Dylan, Joan Baez, Bob Marley, i Pink Floyd, Chris de
Burgh, Peter Gabriel, Sting, Jacques Brel e Charles
Aznavour, Mina, Zucchero, Lucio Dalla, Gianna Nannini,
Freddie Mercury, Elton John, Myriam Makeba, Youssou
N'Dour.
Ti lascio Fritz Lang, Fellini, Visconti, Pasolini, Walt
Disney, Akira Kurosawa, Steven Spielberg, Charlot,
Fernandel, Nannarella, Sophia Loren, Mastroianni, Orson
Welles, Jack Nicholson, Kevin Kostner, Gérard Depardieu,
Sigourney Weaver, Jodie Foster, Meryl Streep e Ben
Kinsley.
Ti lascio i gesuiti di Mission ed il cardinal Romero,
Anna Frank, il Mahatma Gandhi, Toussaint Louverture,
Giovanni XXIII, Leopold Sedar Senghor, Aimé Césaire,
Martin Luther King, Benino Aquino e Nelson Mandela.
Sono stati cibo dei miei occhi, arte di sublimare la
parola che ho letto ed ascoltato, dolce armonia per il
mio udito ed esempi dei miei ideali, delle mie speranze e
delle mie utopie.
Ti lascio i Dogon e quei pochi Sciamani che nelle
Americhe o in Papuasia sanno ancora ascoltare il cielo,
il vento, il mare e la terra.
Ti lascio le dolci colline della Toscana, le stesse che
un giorno stregarono mia madre portandola oltr'alpe, dove
riversò tutto il suo amore sul compagno della sua vita e
sul trovatello che oggi avete perso.
Ti lascio le Langhe, terra di mio padre, del buon vino e
delle geometrie di quei campi che hanno impressionato i
suoi più bei rotoli fotografici.
Ti lascio i Caraibi, le Filippine, Abu Dhabi, con i loro
contrasti di bellezza e la loro realtà di povertà ed
incomprensione, in mezzo ai quali ho vissuto.
Ti lascio l'Afghanistan che mi ha insegnato a vedere
oltre l'arsura della sua terra di conquista e di
martirio.
Ti lascio il mio Marocco e spero di andare in un
Paradiso, fra verdi vallate che assomigliano a quelle
dell'Atlantide, di vivere in una città senza mura, ma
dalle case rosse come Marrakech, di incontrare degli
angeli come quelli che mi hanno curato ed aiutato quando
più ne avevo bisogno senza pretendere nulla quà e
laggiù nel Maghreb, dove anche il mio sole è
tramontato.
Ti lascio su di una polveriera atomica della quale stai
dimenticando, ahimé troppo in fretta, il rischio che
comporta.
Ti lascio la mia maniera semplice di commuovermi davanti
alla mia impotenza di fronte all'orrore che ci travolge o
davanti al bello che mi è stato concesso di vedere.
Ti lascio il buon vino ed i frutti della terra e degli
alberi.
Non portare fiori sulla mia tomba, é vanità, ma in una
serata d' inverno racconta ai tuoi figli o a chi ami, che
una volta avevi un amico un pò avventuriero, ma forse
non abbastanza pazzo per difendersi dalla solitudine che
lo travolgeva.
Ti lascio la lacrima di commozione che vedo nei tuoi
occhi...
Ti lascio...
[Lorenzo]
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